In campo esoterico la volontà emerge come uno dei fili conduttori essenziali che intreccia e struttura l’intero corpus della magia. Molto più di un semplice desiderio o intenzione, essa è la forza motrice che consente al praticante di plasmare la realtà e di interagire con le forze sottili dell’universo. Affermare che la magia è volontà in azione non è affatto un’esagerazione, ma una profondità di comprensione che si manifesta nelle pratiche antiche e moderne delle arti occulte.

La volontà è, prima di tutto, un atto di proiezione dell’intensità interna dell’individuo verso un obiettivo esterno. È una conduzione deliberata di energia psicospirituale, una fusione di concentrata attenzione e determinazione. Nella tradizione ermetica, si dice che “come sopra, così sotto”, proponendo una corrispondenza tra i diversi piani di esistenza. Così, la volontà opera come un ponte che collega il microcosmo dell’essere umano con il macrocosmo dell’universo, rendendo possibile il transito delle energie e delle intenzioni.
Questa nozione di volontà come forza creatrice non è unica alle tradizioni occidentali. Nella filosofia vedica, il concetto di “Sankalpa” si riferisce a una risoluta determinazione mentale, che è considerata il primo passo nella manifestazione di desideri divini. Sankalpa è l’asse centrale su cui si basa la pratica meditativa, un potente germe di volontà che, una volta piantato nella mente fertile del praticante, cresce fino a realizzare l’intento.

La magia, in ogni sua forma, dipende dalla capacità del praticante di dirigere con precisione la propria volontà. Nei grimori medievali, nei tomi della magia cerimoniale e negli insegnamenti delle scuole misteriche, il mago è spesso descritto come un individuo capace di controllare e indirizzare la propria volontà con estrema maestria. Senza quest’abilità fondamentale, ogni incantesimo o rituale rimarrebbe un semplice insieme di gesti e parole prive di autentico potere.

Prendiamo, ad esempio, la pratica della “Teurgia”, un sistema magico neoplatonico che vede l’essere umano come un intermediario tra il divino e il terreno. Qui, la volontà purificata del mago non solo invoca entità celesti ma eleva anche la sua stessa coscienza, raggiungendo stati d’intelletto divino. Questo incontro con il divino è reso possibile grazie a una volontà rigorosamente allenata e a una disciplina spirituale.

La tradizione della magia del caos, una delle scuole più eclettiche e moderniste, centra la sua attenzione sulla volontà come l’unica vera credenza necessaria per operare con successo. Le sigillazioni magiche sono un perfetto esempio di come possa essere condensata in simboli grafici. Un sigillo è un dispositivo psicologico che carica un desiderio specifico di potere attraverso la concentrazione della volontà del mago, rendendo superflue le complicazioni dei rituali formali.
Naturalmente può essere addestrata e raffinata attraverso varie tecniche esoteriche. La meditazione, ad esempio, aiuta a focalizzare la mente, aumentando la capacità di mantenere l’attenzione su un singolo obiettivo. Pratiche come il “Dharana” nello yoga, che significa concentrazione, servono a domare la mente e a spianare la strada verso il “Dhyana” (meditazione profonda), conducendo infine al “Samadhi”, l’unione con l’Assoluto.

Anche la visualizzazione è un potente strumento esoterico per le arti magiche. Nelle discipline sciamaniche, l’immaginazione guidata diventa un veicolo per spostarsi tra i mondi e per comunicare con le entità spirituali. Le storie di sciamani che si trasformano in animali o viaggiano nel regno degli spiriti sottolineano come la volontà, sostenuta da una visualizzazione intensa, possa trascendere i limiti della realtà ordinaria.

Esercizi come la concentrazione sui simboli, il controllo del respiro e le pratiche di disciplina mentale, come la pratica del “Magickal Memory” (memoria magica) nei pannelli dell’esoterismo occidentale, servono a fortificare la determinazione del mago. Queste tecniche permettono al praticante non solo di ricordare le vite passate ma anche di accedere a un livello di coscienza in cui la percezione del tempo e dello spazio si dissolve, rendendo possibile un vero e proprio dialogo con l’infinito.

Un argomento spesso discusso nelle comunità esoteriche è l’etica nell’uso della volontà magica. Poiché la magia altera e manipola la realtà, è cruciale che il praticante eserciti la propria volontà con saggezza e responsabilità. Le tradizioni come la Wicca sottolineano il concetto del “nocumentum”, l’avvertimento che qualunque azione magica possa avere conseguenze inattese. La famosa Regola del Tre, che afferma che il male inviato tornerà indietro triplicato, serve come monito per l’uso consapevole della propria volontà.
La Kabbalah considera la volontà superiore (“Ratzon Ha’elyon”) come espressione della volontà divina e invita i suoi praticanti a conformare la propria volontà a quest’ultima. Questo concetto enfatizza un utilizzo della magia che armonizza con le leggi cosmiche e mira al bene supremo.
In definitiva, la volontà è il cuore pulsante della magia, il potere che consente all’essere umano di emergere dalle limitazioni del tempo e dello spazio e di affermarsi come cocreatore della propria esistenza. Essa non è semplicemente un ingrediente della pratica magica; è la componente indispensabile che trasforma il potenziale in manifestazione. La padronanza della volontà, dunque, rappresenta la maestria ultima dell’arte magica, un viaggio eterno e senza fine verso la scoperta di sé stessi e dell’universo.

Il mago o il praticante illuminato vede la sua volontà allinearsi con l’Ordine Cosmico, diventando così canale e autore di equilibri universali. Questa è la vera essenza della magia: un’armoniosa danza tra il nostro interno potere e il vasto, misterioso ordine dell’universo. La volontà, quindi, non è che il filo d’oro che ci lega al divino, un costante invito a partecipare alla creazione continua del mondo.

Marco Grosso

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